
Il fotografo Ian Cox è un uomo onesto, gentile e amichevole. Così come la sua arte fatta di scatti rubati ad artisti di strada e performer. Una fotografia capace di rilevare ben più di pittoresche rappresentazioni di altrettanto pittoreschi artisti. Ian Cox dà voce all’imprevedibilità dei suoi soggetti con onestà e con logica creativa. La sua passione è nata proprio così: frutto di una coincidenza fortunata quanto imprevedibile.
Circa dodici anni fa il fondatore del Nuart festival, kermesse norvegese interamente dedicata alla street art, invitò Ian nella città di Stavanger ad assistere alle performance degli artisti. L’allora sconosciuto fotografo che prima di quel momento aveva scattato qualche foto tutt’al più ai compleanni aveva con sé una piccola macchia fotografica. Niente di professionale, di quelle che ci portiamo dietro giusto per catturare qualche foto ricordo. Spinto dal desiderio di documentare quel mondo iniziò a scattare foto e da allora non ha più smesso.
Sulla scia dell’evento norvegese è nato un blog, Walkhandy che rappresenta il documento più illuminante sulla sua capacità artistica di cogliere l’attimo. Certo, direte voi, questo è essenziale per ogni maledetto fotografo, ma nel lavoro di Ian Cox il carpe diem fotografico è fondamentale. La relazione tra fotografo e soggetto è basata sulla fiducia visto che l’ambiente della street art è più esclusivo e chiuso di un club londinese per aristocratici. Ma è anche una comunità in cui tutti conoscono tutti per questa ragione guadagnare la fiducia di un’artista è così importante.
Per farlo occorre pazienza e avvicinarsi all’artista di strada e al suo lavoro con rispetto e umiltà: una sorta di antropologia artistica in cui l’occhio del fotografo sta sempre un passo indietro rispetto al soggetto. Aspettare significa trovare il momento giusto per scattare, perché l’arte di strada è tanto imprevedibile quanto potrebbe esserlo giocare una partita di poker. Del resto sono molte le cose che accomunano artisti di strada e giocatori di poker, ma più di tutte è che in entrambi i mondi nessuno sa cosa succederà: questione di minuti, a volte di secondi in cui si decide il futuro di una esecuzione ben riuscita o di una mano vincente. Così è anche per Ian Cox che osserva, aspetta pronto a cogliere quell’istante che decide la rappresentazione artistica più autentica e onesta.
Il cuore della sua arte sta proprio qui: in un’onestà basata sul rispetto e la partecipazione. Si tratta di un lavoro documentaristico di eccezionale valore, sia da un punto di vista sociale che antropologico. Ian Cox passa il suo tempo a cercare i posti giusti e le persone giuste e questo coincide perfettamente con l’altra sua grande passione: il viaggio. È proprio durante uno dei suoi tour che ha scoperto in Gambia un progetto di altissimo valore artistico e sociale: il Wide Open Walls Project.
I muri dipinti da street artist sulle facciate delle abitazioni dei villaggi locali hanno dato avvio a un cambiamento significativo nella vita degli abitanti. Ad un certo punto tutti volevano che le loro abitazioni fossero decorate da street artist. Questo ha creato una relazione empatica tra gli artisti e gli abitanti che ha migliorato la vivibilità degli spazi urbani. E qui sta il succo dell’esperienza artistica che Ian Cox cerca di documentare.
La street art può davvero fare qualcosa per il sociale, avere cioè un impatto positivo sulle vite di ognuno di noi; perché guardare il bello aiuta a vivere meglio. Questo ci porta ad un altro punto essenziale dell’estetica e del pensiero di Ian Cox. L’arte di strada deve rimanere nelle strade. L’acquisto attuale di opere di strada da parte dei musei e dei collezionisti privati, vedi il caso Bansky, esula dall’anima vera di questa corrente artistica. L’arte di strada deve rimanere nelle strade e trovare lì gli spazi, che ci sono già, dove allestire mostre ed eventi. Exhibition space, li definisce il fotografo britannico. Itineranti e mobili come le opere che espongono.
La creatività è tutto ciò che provoca una reazione emotiva nell’osservatore e visto che questo è il pensiero intimo di Ian Cox, capiamo bene perché le sue foto riescano ad essere così evocative ed emozionanti.